Ancora al fianco di Amnesty International per la campagna 5×1000 in difesa dei diritti umani, contro ogni discriminazione

Per il secondo anno di seguito sono al fianco di Amnesty International – Italia in difesa dei diritti umani e contro tutte le discriminazioni. Come? Destinando il mio 5×1000 a questa organizzazione non governativa internazionale e invitando tutti voi a fare lo stesso: basta inserire il codice fiscale Amnesty 03 03 11 10 582 e la propria firma nella dichiarazione dei redditi. Inoltre, in qualità di ambasciatore per la campagna fondi 5×1000 ad Amnesty Italia, rinnovo il mio impegno contro ogni violazione dei diritti e metto a disposizione la mia visibilità per contrastare una società divisa, esposta alla disinformazione, a caccia del sensazionalismo, disposta a diffondere bugie e a promuovere odio e intolleranze. Siamo tutti responsabili e possiamo cambiare le cose con un atteggiamento critico e consapevole verso l’informazione, cominciando dalla conoscenza dei fatti, dalla base dell’educazione e della cultura dei diritti.

Con questo proposito, Amnesty International fino a fine maggio porta avanti la campagna 5×1000  con la diffusione dei dati dell’indagine inedita commissionata alla Doxa, “Gli Italiani e le discriminazioni”. S’indaga il pensiero dei nostri connazionali su: violenza sulle donne, discriminazione di persone LGBTI e bullismo. Fenomeni distanti tra loro ma che sono legati da un unico filo invisibile che racchiude in sé una delle violazioni dei diritti umani più grave: la discriminazione.

I dati emersi su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta (18-70 anni)  non sono incoraggianti. Infatti, per 6 Italiani su 10 la violenza sulle donne è aumentata in questi ultimi anni e sempre più spesso si sentono notizie in cui si parla di femminicidio. Ma, a pensarla così, sono quasi 7 donne su 10, contro il 50% degli uomini. C’è poi un restante 40% di Italiani per i quali il fenomeno è rimasto invariato, ma che credono che se ne parli di più su media e social media (anche in questo caso, a minimizzare il problema sono gli uomini, risponde così il 47% contro il 30% delle donne). Altro fenomeno in crescita, secondo 7 italiani su 10, è quello del bullismo. Addirittura, quasi la metà degli intervistati (45%) pensa che si è verificato un incremento del fenomeno proprio a causa della grande cassa di risonanza fornita dai social media. Inoltre, un ulteriore 26% crede che la crescita sia dovuta al costante clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media. Per 1 Italiano su 4, invece, il bullismo è sempre stato presente e non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce. La legge che istituisce le unioni civili per le coppie formate da persone dello stesso sesso, approvata a maggio 2016 dal Parlamento, è considerata come un passo di civiltà per 1 italiano su 2, che vede un reale cambiamento nei diritti delle persone omosessuali negli ultimi anni. Ma per le coppie omosessuali c’è ancora tanto da fare e questo viene confermato da 1 Italiano su 5 per cui, nonostante i progressi fatti, le coppie omosessuali sono ancora vittime di omofobia. C’è infine, seppur in minoranza, un 14% che non ritiene queste coppie “meritevoli” degli stessi diritti delle persone eterosessuali.

“Le discriminazioni, in ogni loro forma, sono ancora oggi all’ordine del giorno e sappiamo che c’è ancora tanto da fare” – dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia –. “La nostra organizzazione Amnesty si impegna quotidianamente per contrastare questi fenomeni, sensibilizzando l’opinione pubblica e le istituzioni e creando progetti specifici. I risultati della nostre azioni iniziano a vedersi e questo viene confermato dall’indagine Doxa, in cui emerge una maggiore consapevolezza dei nostri connazionali che vedono un cambiamento o, quanto meno, si iniziano a rendere conto del problema”.

Valutazioni e sensazioni confermate dai preoccupanti dati sulle discriminazioni in Italia. Infatti, nel 2017, dei 355 omicidi commessi, 140 sono femminicidi. Sebbene il numero degli omicidi commessi nell’ultimo anno sia diminuito dell’11% dal 2016, e del 25% negli ultimi 4 anni, il numero dei femminicidi è rimasto invariato. Ma le donne non sono le uniche a subire discriminazioni. Il 40,3% delle persone LGBTI, infatti, afferma di essere stato discriminato nel corso della vita, il 24% a scuola o in università mentre il 22% sul posto di lavoro. In molti casi, discriminazioni e violazioni dei diritti umani avvengono già tra i ragazzi. In Italia, un ragazzo o una ragazza su 2, tra gli 11 e i 17 anni, ha subito episodi di bullismo e circa il 20% ne è vittima assidua, cioè subisce prepotenze più volte al mese.

Amnesty International si impegna da anni decenni per combattere qualsiasi forma di discriminazione e violazione dei diritti umani. È costante il lavoro dell’Organizzazione per far emergere il problema della violenza sulle donne sia sui media che tra le istituzioni. Di fronte al numero esorbitante di femminicidi compiuti nel nostro Paese, lo Stato ha il dovere di garantire una protezione efficace e assoluta alle donne che trovano il coraggio di ribellarsi a persecuzioni e violenze. Inoltre, Amnesty International è attivo dal 2016 con un progetto pilota con l’obiettivo di ridurre i casi di bullismo in tutti i settori della vita scolastica. Infine, è dal 1979 che l’Organizzazione si occupa dei diritti negati e/o violati della comunità LGBTI e ora, dopo anni di campagne e sensibilizzazione, si iniziano a vedere i primi frutti. A confermarlo è sia la percezione degli italiani, ma anche la legge sulle unioni civili. Tuttavia, la legge non ha affrontato la questione dell’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso.

Per continuare a sostenere l’attività di Amnesty International in Italia e nel mondo, per contrastare i fenomeni discriminatori grazie alla creazione di progetti specifici, sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, si può contribuire destinando il proprio 5×1000: basta inserire il codice fiscale 03 03 11 10 582 e la propria firma nella dichiarazione dei redditi.